[...] Il celibato sacerdotale, che la Chiesa custodisce da secoli come fulgida gemma, conserva tutto il suo valore anche nel nostro tempo, caratterizzato da una profonda trasformazione di mentalità e di strutture. Ma nel clima dei nuovi fermenti si è manifestata anche la tendenza, anzi l'espressa volontà di sollecitare la Chiesa a riesaminare questo suo istituto caratteristico, la cui osservanza secondo alcuni sarebbe resa ora problematica e quasi impossibile nel nostro tempo e nel nostro mondo. [...]
Ma è solo nell'abbandono totale di tutto se stesso a Cristo che il sacerdote si configura più perfettamente a Cristo anche nell'amore col quale l'eterno Sacerdote ha amato la Chiesa, o Corpo, offrendo tutto se stesso per lei, al fine di farsene una posa gloriosa, santa e immacolata. La verginità consacrata dei sacri ministri manifesta infatti l'amore verginale di Cristo per la Chiesa e la verginale e soprannaturale fecondità di questo connubio, per cui i figli di Dio né dalla carne né da sangue sono generati.[...]Cristo ha detto di sé:
Se il chicco di frutto non cade in terra e vi muore, resta solo; se invece muore, porta molto frutto; e l'Apostolo Paolo non esitava ad esporsi a una quotidiana morte per possedere nei suoi fedeli una gloria in Cristo Gesù. Così il sacerdote, nella quotidiana morte a tutto se stesso, nella rinunzia all'amore legittimo di una famiglia propria per amore di Cristo e del suo regno, troverà la gloria di una vita in Cristo pienissima e feconda, perché come lui e in lui egli ama e si dà a tutti i figli di Dio. [...]
la Chiesa intera del nostro tempo ha manifestato la sua piena certezza [...] che il dono del celibato, viene concesso liberalmente dal Padre, a condizione che coloro, i quali partecipano del sacerdozio di Cristo col Sacramento dell'Ordine, anzi la Chiesa intera, lo richiedano con umiltà e insistenza [...] E Noi convochiamo idealmente tutto il popolo di Dio, affinché [...] supplichi instantemente il Padre di tutti, lo Sposo divino della Chiesa e lo Spirito Santo che ne è l'anima, perché, per intercessione della Beata Vergine Maria, Madre di Cristo e della Chiesa, effonda specialmente nel nostro tempo questo dono divino, di cui il Padre certamente non è avaro, e perché le anime ad esso si dispongano con spirito di profonda fede e di generoso amore.
[...] la scelta del celibato - se è fatta con umana e cristiana prudenza e responsabilità - presiede la grazia, la quale non distrugge e non fa violenza alla natura, ma la eleva e le dà soprannaturali capacità e vigore. Dio, che ha creato l'uomo e lo ha redento, sa che cosa gli può chiedere e gli dà tutto quanto è necessario, affinché possa fare ciò che il suo Creatore e Redentore gli chiede. [...]. La conoscenza leale delle reali difficoltà del celibato è assai utile, anzi necessaria al sacerdote, perché egli si renda conto in piena coscienza di ciò che il suo celibato richiede per essere autentico e benefico; ma con uguale lealtà non si deve attribuire a quelle difficoltà un valore e un peso maggiore di quello che esse effettivamente hanno nel contesto umano o religioso, o dichiararle di impossibile soluzione. Non è giusto ripetere ancora [...] che il celibato sia contro la natura, dal momento che avversa esigenze fisiche, psicologiche e affettive legittime, il compimento delle quali sarebbe necessario per completare e maturare la personalità umana. L'uomo, creato a immagine e somiglianza di Dio non è soltanto carne, e l'istinto sessuale non è tutto in lui; l'uomo è anche e soprattutto intelligenza, volontà, libertà: facoltà grazie alle quali egli è e deve ritenersi superiore all'universo: esse lo fanno dominatore dei propri appetiti fisici, psicologici e affettivi. Il motivo vero e profondo del sacro celibato è - come abbiamo detto - la scelta di una relazione personale più intima e completa con il mistero di Cristo e della Chiesa a vantaggio della intera umanità; in questa scelta, non c'è dubbio che quei supremi valori umani abbiano modo di esprimersi in massimo grado. [...] Il sacerdozio è un ministero istituito da Cristo a servizio del suo Corpo Mistico che è la Chiesa, alla cui Autorità perciò appartiene di ammettervi coloro che essa giudica adatti, cioè quelli ai quali Dio ha concesso, con gli altri segni della vocazione ecclesiastica, anche il carisma del sacro celibato. In virtù di tale carisma, corroborato dalla legge canonica, l'uomo è chiamato a rispondere con libera decisione e dedizione totale, subordinando il proprio io al beneplacito di Dio che lo chiama. [...] dovranno convincersi di non poter percorrere la loro difficile via senza una ascesi particolare, superiore a quella richiesta a tutti gli altri fedeli e propria degli aspiranti al sacerdozio. Una ascesi severa, ma non soffocante, che sia meditato e assiduo esercizio di quelle virtù che fanno di un uomo un sacerdote: rinnegamento di sé nel grado più alto - condizione essenziale per mettersi al seguito di Cristo; umiltà e obbedienza come espressione di interiore verità e di ordinata libertà; prudenza e giustizia, fortezza e temperanza, virtù senza le quali non può esistere una vita religiosa vera e profonda; senso di responsabilità, di fedeltà e di lealtà nella assunzione dei propri impegni; armonia tra contemplazione e azione; distacco e spirito di povertà, che danno tono e vigore alla libertà evangelica; castità come perseverante conquista, armonizzata con tutte le altre virtù naturali e soprannaturali; contatto sereno e sicuro col mondo al servizio del quale il candidato si dedicherà per Cristo e per il suo regno. In tal modo, l'aspirante al sacerdozio acquisterà, con l'aiuto della grazia divina, una personalità equilibrata, forte e matura, sintesi di elementi nativi e acquisiti, armonia di tutte le sue facoltà nella luce della fede e della intima unione con Cristo, che lo ha scelto per sé e per il ministero della salvezza del mondo. [...] Il sacerdote non deve credere che l'ordinazione gli renda tutto facile e che lo metta definitivamente al riparo da ogni tentazione o pericolo. La castità non si acquisisce una volta per sempre, ma è il risultato di una laboriosa conquista e di una quotidiana affermazione. [...]. Con la grazia e la pace nel cuore il sacerdote affronterà così con grande animo i molteplici impegni della sua vita e del suo ministero, trovando in essi, se esercitati con fede e con zelo, nuove occasioni di dimostrare la sua totale appartenenza a Cristo e al Mistico Corpo di lui per la santificazione propria e altrui. La carità di Cristo che lo sospinge lo aiuterà, non a rinunziare ai migliori sentimenti del suo animo, ma a sublimarli e approfondirli in spirito di consacrazione, a imitazione di Cristo, il sommo sacerdote che partecipò intimamente alla vita degli uomini e li amò e soffrì per essi, a somiglianza dell'Apostolo Paolo, che partecipava alle ansie di tutti, per irradiare nel mondo la luce e la potenza dell'Evangelo della grazia di Dio.
[...] Giustamente geloso della propria integrale donazione al Signore, sappia il sacerdote difendersi da quelle inclinazioni del sentimento che mettono in gioco una affettività non sufficientemente illuminata e guidata dallo spirito e si guardi bene dal cercare giustificazioni spirituali e apostoliche a quelle che, in realtà, sono pericolose propensioni del cuore.
Datum Romae, apud S. Petrum, die XXIV mensis Iunii, in festo S. Ioannis Baptistae, anno MDCCCCLXVII, Pontificatus Nostri quinto.
LITTERAE ENCYCLICAE SACERDOTALIS CAELIBATUSPAULUS PP. VI
Testo integrale dell'Enciclica Sacerdotalis Caelibatus:
- in lingua italiana la potete leggere a questo link.
- in lingua latina la potete leggere a questo link.
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